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a cura di Giovanna Massariello Merzagora e Barbara Artioli Novigeni. Milano, Franco Angeli 2004, pp. 148
La difesa della libertà linguistica, a livello individuale e comunitario, è documentata dagli scritti di Luzzatto antologizzati in questo libro, lungo un arco di scrittura che si estende dall’instaurarsi del centralismo fascista, accentratore anche linguisticamente, sino all’ultimo dopoguerra. Negli anni della dittatura fascista e nazifascista, la passione civile nei confronti delle minoranze, legata alla formazione ideologica “internazionalista” e non disgiunta dalla proiezione di un’alterità culturale più intima, cioè l’appartenenza all’ebraismo, induce l’autore a posizioni libertarie, anticonformiste e talora imbarazzanti per la stessa stampa clandestina diretta dai fuoriusciti italiani. Lo stesso anticonformismo caratterizza le riflessioni sul dopoguerra e sul nuovo assetto linguistico della regione: anche se per il lettore di oggi alcune affermazioni non appaiono più condivisibili, alla luce dei mutati equilibri tra le due componenti etnico-linguistiche dell’area alloglotta cara al Luzzatto, tuttavia moderna e attuale è la testimonianza del disagio dell’uomo colto, nostalgico di un microcosmo montano e non cittadino sul quale egli aveva per lungo tempo proiettato valori di semplicità e di integrità esistenziali. |